La calamita de’ cuori, Venezia, Fenzo, 1753

Vignetta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino.
 
 ARMIDORO ed un servo
 
 Armidoro
 Ho inteso, ho inteso; ho letto a chiare note
500di Bellarosa il nobile desio
 e di darle piacer l’impegno è mio.
 Ditele che stassera
 Armidoro fedel si darà il vanto
 di ricrearla con il suono e il canto. (Parte il servo)
505Bellarosa vezzosa
 è donna capricciosa. In questa carta,
 vi si rileva espresso
 un certo non so che maggior del sesso. (Legge il viglietto)
 «Colui che più mi ama,
510colui che più mi brama
 una prova mi dia d’esser amante
 con un divertimento stravagante».
 Già m’è venuto in mente
 un pensier eccellente.
515Parlerà, spiegherà la pena mia
 e di canto e di suon dolce armonia.
 
 SCENA II
 
 ALBINA e detto
 
 Albina
 Alfin v’ho ritrovato.
 Armidoro
                                       Che bramate?
 Albina
 Benché nol meritate,
 benché siate ver me stato incostante,
520assicurarvi che vi sono amante.
 Armidoro
 Non merto il vostro affetto
 né mi giova sperarlo,
 or che ad altra beltà giurai la fede.
 Albina
 Bellarosa non v’ama e a me vi cede.
 Armidoro
525Chi lo dice?
 Albina
                         Io son quella
 che lo dico e il sostegno.
 Armidoro
 Malagevol sarà forse l’impegno.
 Albina
 A me che non vi cura,
 a me che vi rinuncia
530Bellarosa medesma or or lo disse.
 Armidoro
 A me il contrario in questo foglio scrisse.
 Albina
 Come! Che dice il foglio?
 Armidoro
 Che se piacerle io voglio,
 che se le sono amante,
535le dia un divertimento stravagante. (Mostrando il foglio ad Albina)
 Albina
 (Ah colei m’ingannò!)
 Armidoro
                                           L’ora s’avanza.
 Nella vicina sera
 d’armoniose voci,
 di musici concenti
540il ciel risuonerà.
 Albina
                                 Crudo Armidoro,
 lo dite in faccia mia?
 Armidoro
                                         Cessate Albina
 di sperar l’amor mio. Volgete in mente
 i passati disprezzi
 che faceste di me tenero amante,
545tanto meco crudel quant’io costante.
 
    Eran di quei begl’occhi
 tutti gli affetti miei;
 tutto di te sarei,
 bella tiranna ancor.
 
550   Ma troppo fiera e cruda
 mi disprezzasti assai;
 ed il tuo cor cangiai
 con un più fido amor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 ALBINA, poi GIACINTO
 
 Albina
 Poss’io soffrir di più? La mia rivale
555di me gioco si prende,
 l’amante per amor scherni mi rende?
 Giacinto
 
    E viva Rosabella,
 lo dice in sua favella
 quell’arbuscello ancor.
560E l’erbe, i frutti, i fior.
 
    E gl’augelletti
 e i ruscelletti
 e i cani e i gatti
 e i savi e i matti.
 
565   Va tutto il mondo dicendo così:
 «Viva la bella che il cor mi ferì».
 
 Albina
 Voi pur siete invaghito
 della bella straniera?
 Giacinto
 In lei sola il mio cor giubila e spera.
 Albina
570Ma in lei sola sperando
 vi anderete ingannando.
 Giacinto
                                               Oh dei! Perché?
 Albina
 Nel suo cor non v’è fé, non v’è costanza.
 Voi gettate l’amore e la speranza.
 Giacinto
 Non lo credo, non è, non sarà mai,
575son di fé testimonio i suoi bei rai.
 Albina
 Fidatevi ma intanto
 Armidoro di lei mostra un invito
 e si vanta il più caro e il più gradito.
 Giacinto
 Armidoro mendace!
580Ecco l’invito è mio,
 il più caro alla bella sono io. (Mostra ad Albina un foglio)
 Albina
 Ebbe un foglio simil anco Armidoro
 e stassera destina,
 per supperar tutti i rivali amanti,
585offrirle un’armonia di suoni e canti.
 Giacinto
 Cantin, suonino pur, ballino ancora,
 Bellarosa m’adora;
 e il mio spirito grande e i miei talenti,
 per piacere al mio ben, faran portenti.
 Albina
590Possibile che tutti
 siate ciechi così che non vedete
 che il tempo dietro lei, pazzi, perdete?
 Ella tutti vi adesca,
 non vi cura nessun, di tutti ride
595e reputa per gloria
 poter coi scaltri simulati amori
 sfidar Cupido e trionfar de’ cuori.
 Ma da lei non si prenda
 d’oltraggiar argomento il sesso nostro,
600che più infedele il vostro e più scortese
 suol l’affetto pagar con onte e offese.
 
    Si vanta, si dice
 che sia menzognero
 un sesso infelice
605che merta pietà.
 
    E allorché l’inganna
 l’amante mendace,
 si vide, si tace
 la sua crudeltà.
 
610   Ingiusta è la legge,
 spiacevole a’ dei,
 che pari alli rei
 la pena non dà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 GIACINTO, poi SARACCA
 
 Giacinto
 Dunque Armidoro... dunque...
615e con suoni e con canti...
 stassera... sì signore,
 egli si farà onore. E tu, Giacinto,
 tu ti darai per vinto? Signor no.
 Qualche cosa di bello anch’io farò.
 Saracca
 
620   Chi ha coraggio si vedrà.
 Chi ha valor si proverà.
 Cento scudi ed un cavallo,
 questo è il premio che si dà.
 
 Giacinto
 Di qual premio parlate?
 Saracca
625Se d’onor vi curate,
 per dimani v’invito ad una giostra,
 dove del vostro cor farete mostra.
 Giacinto
 Come? Dove? Per chi?
 Saracca
                                            Per Bellarosa
 che vuol d’amore un segno,
630per provare chi sia di lei più degno.
 Giacinto
 Allo stesso cimento
 anch’io son provocato.
 Saracca
 Verrete allo steccato?
 Giacinto
 Vi verrò senza fallo.
635Ma questa sera anch’io v’invito al ballo.
 Saracca
 Questa sera Armidoro
 fa certa serenata.
 Giacinto
 E questa terminata
 verrete in casa mia.
640A vedermi ballar con leggiadria.
 Saracca
 Amico, in confidenza,
 fate quel che vi pare
 ma temo vi facciate corbellare.
 Giacinto
 Come! A me questo torto?
645Mi avete mai veduto? Non sapete
 quanto son gaio e destro?
 Che del canto e del ballo io son maestro?
 
    Se si tratta di cantar,
 non la cedo a un canarin;
650se parlate di ballar,
 salto come un agnellin.
 
    Son grazioso, son vezzoso.
 Son brillante, son galante.
 So cantar do, re, mi, fa,
655so ballar lara la la. (Parte)
 
 SCENA V
 
 SARACCA solo
 
 Saracca
 Dir a lui si potrebbe: «Al ballo, al canto,
 caricatura mia, sei un incanto».
 Certi amanti sguaiati,
 codardi effeminati,
660non li posso veder. Io colle donne
 io fo l’amor da uom, non da ragazzo;
 spendo, son di buon cor ma le strapazzo.
 
    Con la femina faccio così,
 le regalo se dice di sì;
665ma se meco vuol far l’ostinata
 l’atterrisco con una bravata.
 
    Chi d’amore pretende nel gioco
 molto vincere o perdere poco
 giochi a tempo denari e bastoni,
670i minchioni non fanno così. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Note.
 
 Luogo spazioso, in cui vedesi una machina illuminata, con suonatori e musici, per eseguire la serenata, ordinata da Armidoro, da un lato la casa di Bellarosa con terrazzino praticabile. All’apparir della machina s’ode un’allegra sinfonia e fra tanto sul terrazzino comparisce BELLAROSA
 
 Bellarosa
 Questi son d’Armidoro
 segnalati favori;
 vuole al fresco esalar i propri ardori.
 prima voce
 
    Bell’aure che liete
675d’intorno spirate,
 la fiamma svelate
 che m’arde nel cor.
 
 coro
 
    Nel seno Armidoro
 conserva il tesoro
680di fede e d’amor.
 
 seconda voce
 
    Narrate alla bella
 ch’io sento nel petto
 eguale all’affetto
 geloso timor.
 
 coro
 
685   Nel seno Armidoro
 conserva il tesoro
 di fede e d’amor.
 
 terza voce
 
    Amante sincero
 che pena e delira
690soletto sospira
 l’acquisto d’un cor.
 
 coro
 
    Nel seno Armidoro
 conserva il tesoro
 di fede e d’amor.
 
695   Nel seno Armidoro
 conserva il tesoro
 di fede e d’amor.
 
 Bellarosa
 Viva, viva Armidoro.
 Aure che favellaste a lui tornate;
700dite che le sue voci a me son grate;
 ditegli che non sono
 né cruda né severa
 e dategli per me la buonasera. (Si ritira)
 coro
 
    Nel seno Armidoro
705conserva il tesoro
 di fede e d’amor. (Sparisce la machina)
 
 SCENA VII
 
 Camera con lumi.
 
 BELINDA e PIGNONE
 
 Belinda
 Signor Pignone caro,
 questa volta conviene
 o lasciar l’avarizia ovver l’amore,
710o cedere la bella o farsi onore.
 Pignone
 Perché così parlate?
 Belinda
 Forse ancora ignorate
 che alla famosa Bellarosa ha fatto
 Armidoro gentil la serenata
715e che Giacinto al ballo l’ha invitata?
 Pignone
 E Saracca?
 Belinda
                       E Saracca
 a questa nuova dea dell’età nostra
 ha preparata una famosa giostra.
 Pignone
 Facciano pure; anch’io
720ebbi l’invito mio
 e senza tanto strepito e rumore
 colla donna gentil mi farò onore.
 Belinda
 Come?
 Pignone
                 Non vuo’ dir nulla.
 Belinda
 Infatti è una fanciulla
725questa ragazza d’oro
 che merita un tesoro.
 Ha mille qualità perfette in lei.
 Ma fra l’altre n’ha una ch’è un portento,
 che l’amore sa far con più di cento.
 Pignone
730Ella finge cogl’altri
 e meco fa davvero.
 Belinda
 Presto veder io spero
 che questa ninfa con i vezzi suoi
 corbellerà cogl’altri ancora voi.
 Pignone
735Ma voi che cosa avete
 che nemica le siete?
 Belinda
                                        Ella m’ha tolto
 Saracca ch’era mio;
 e voglio certo vendicarmi anch’io.
 Pignone
 Non temete, figliuola,
740Bellarosa senz’altro sarà mia
 e dal capo v’andrà la gelosia.
 Belinda
 Vi lusingate invano;
 dite quel che volete, io vi rispondo:
 «Vuol Saracca, vuol voi, vuol tutto il mondo».
 
 SCENA VIII
 
 BELLAROSA e detti
 
 Bellarosa
745Chi è che d’innamorati ha tanta sete?
 Belinda
 Voi quella appunto siete
 che vezzosetta e bella
 usurpando li andate a questa e a quella.
 Bellarosa
 Voi ne perdeste alcuno?
 Belinda
                                              Sì signora.
 Bellarosa
750E chi è questi?
 Belinda
                              Saracca.
 Bellarosa
 Di lui no me n’importa una patacca.
 Ecco chi nel cor mio
 s’ha preso il primo loco;
 ecco qui l’amor mio. (Accennando Pignone)
 Pignone
                                         (Son tutto foco).
 Belinda
755Ora dite così ma poi direte
 a Saracca lo stesso.
 Pignone
                                     Oh che linguaccia!
 Bellarosa
 Che volet’io ne faccia?
 Son pronta il vostro caro
 in atto di notaro a rinunciarvi
760ma s’egli non vi vuol non so che farvi.
 Belinda
 Non mi vorrà, può darsi,
 perché dei vostri vezzi innamorato
 adorarvi vorrà, benché sprezzato.
 Bellarosa
 Dunque, se non sapete
765vincerlo con amore e cortesia,
 la colpa sarà vostra e non è mia.
 Pignone
 Dice ben, dice bene;
 chi vuol incatenare un cuore amante
 amorosa esser de’, non arrogante.
 Belinda
770Cosa sapete voi,
 signor Pignone caro?
 Non favelli d’amor chi è nato avaro.
 E lei, signora mia
 che far pretende la dottora a noi,
775farà meglio badare a’ fatti suoi.
 
    (Mi pizzica, mi stuzzica
 un certo non so che...)
 
    Non parlo con voi, (Or a Pignone, or a Bellarosa)
 discorro fra me.
 
780   (Mi fremono le viscere,
 non posso star in fren).
 
    Ma voi che volete,
 che avete con me? (Come sopra)
 
    È meglio ch’io vada,
785ch’io tacia, perché...
 Non dico... Non parlo...
 M’intendo da me. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 BELLAROSA e PIGNONE
 
 Pignone
 In verità colei
 mi facea venir caldo,
790se continuava ancor, non stavo saldo.
 Bellarosa
 Io rido di costoro e lor non bado.
 Non vo dietro a nessuno.
 Amanti non procuro
 ma se vengono poi...
 Pignone
                                        Che?
 Bellarosa
                                                    Non li curo.
 Pignone
795Brava, brava; son io
 il solo fortunato.
 Bellarosa
                                 Avete inteso
 che Armidoro col canto e con il suono
 testé mi fece di letizia un dono?
 Pignone
 Ragazzate son queste.
 Bellarosa
                                          E che Giacinto
800questa sera alla festa m’ha invitata?
 Pignone
 È quest’ancora un’altra ragazzata.
 Bellarosa
 E Saracca alla giostra?
 Pignone
                                           Frascherie,
 debolezze, pazzie.
 Bellarosa
                                   Ma voi, che siete
 savio, prudente e degno,
805qual mi date d’amor verace segno?
 Pignone
 Vi darò, mio tesoro,
 dell’amor, della fede
 il testimon migliore.
 Bellarosa
 Forse lo scrigno?
 Pignone
                                  Oibò, la destra, il core.
 Bellarosa
810Ma la destra ed il cor me l’offerisce
 facilmente ogni amante.
 Pignone
 Ma niun, come son io, sarà costante.
 Bellarosa
 Caro signor Pignone,
 a parole non credo;
815soglio fede prestar sol quando vedo.
 Pignone
 Ma... che mai far dovrei?...
 Bellarosa
 Quasi quasi direi...
 Pignone
                                      Dite, parlate.
 Bellarosa
 Ma poi non vi sdegnate.
 Pignone
                                              No, mia cara,
 non potete sdegnarmi.
 Bellarosa
820Voi avete a mostrarmi...
 Pignone
 Che cosa?
 Bellarosa
                      Ve lo dico. (Ridendo un poco)
 Pignone
 Cosa vuol dir quel ghigno?
 Bellarosa
 Voi m’avete a mostrar il vostro scrigno.
 Pignone
 Che scrigno? V’ingannate.
825Io denari non ho...
 Bellarosa
                                     Senza denari
 maritarvi volete?
 Non vi prendo, se scrigno non avete.
 Pignone
 Aspettate... Non so...
 Bellarosa
 L’avete o non l’avete?
 Pignone
                                          Vi dirò.
 
830   Zitto, che non si senta;
 ho un piccolo tesoro;
 ho tante doppie d’oro
 e argento in quantità.
 Zitto per carità.
 
835   Ho delle gioie assai
 ma non lo dite mai.
 Quando sarete mia
 la vostra economia
 lo scrigno accrescerà.
 
840   Zitto, che non si sappia;
 zitto per carità. (Parte)
 
 SCENA X
 
 BELLAROSA, poi ARMIDORO
 
 Bellarosa
 Oh sì che starei fresca
 con questo avaro ai fianchi!
 Mi verrebbero presto i crini bianchi.
 Armidoro
845Con rossor mi presento
 bella a chieder perdono...
 Bellarosa
 Armidoro gentil, grata vi sono.
 Armidoro
 Posso sperar mercé?
 Bellarosa
                                        Sì sì, sperate,
 che chi vive sperando...
850Intendetemi voi.
 Armidoro
                                  Muore penando?
 Bellarosa
 No; chi spera ed ha merto
 di conseguir la sua mercede è certo.
 Armidoro
 Quand’è così, che posso
 senza merto sperar?
 Bellarosa
                                        Caro Armidoro,
855tanto non vi avvilite.
 Siete un bel ragazzotto e mi gradite.
 Presto con un’occhiata
 conosco le persone;
 con certe ho simpatia,
860con altre antipatia;
 con chi a genio mi va son amorosa
 e con altri son io rustica, odiosa.
 
    Vi son certi innamorati
 che mi fanno delirar.
865I superbi e gli affettati
 non li posso tolerar.
 
    Il superbo: «Come state?
 Vi saluto; comandate.
 Voglio dire, voglio far».
 
870   L’affettato: «Madamina,
 mio tesoro, mia regina,
 ah mi sento liquefar».
 
    Meno boria e meno inchini.
 Più quattrini e più bon cor. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 ARMIDORO solo
 
 Armidoro
875Motivo ho di sperar ma non ancora
 m’assicura del cor né della mano.
 Ah temo alfin di lusingarmi invano.
 Vorrei e non ardisco
 chieder di più. Temo che mi discacci,
880se parlo troppo ardito, e mi contento
 per premio a mia costanza,
 per conforto al mio cor, della speranza.
 
    Sperar il caro porto
 in mezzo alle procelle
885è l’unico conforto
 che fa men fiero il mar.
 
    E se pel vento infido
 cade il nocchiero assorto
 va col pensiero al lido
890fra l’onde a naufragar.
 
 SCENA XII
 
 Sala illuminata e magnificamente adornata per la festa di ballo.
 
 GIACINTO, PIGNONE, SARACCA, BELLAROSA, BELINDA. Uomini e donne a sedere per il ballo. Aprendosi la scena vedonsi due che ballano, vicini a terminare il loro minuetto. Il ballarino rimette la ballerina a suo loco e prende Bellarosa che accetta e s’alza dalla sedia
 
 Bellarosa
 In verità son stanca...
 Ma per non disgustarla
 accetto le sue grazie.
 Belinda
 (Sempre in ballo colei?
895Nessuna sa ballare altro che lei?
 Or or mi fo sentire). (Da sé sdegnata)
 Bellarosa
 Se non fo ben la prego compatire. (Si suona il minuetto e lo ballano; e terminato ch’egl’è il ballerino rimette Bellarosa al suo posto)
 Perdonino, signori,
 se non rendo per ora il minuetto;
900ho assai ballato e riposarmi aspetto.
 Giacinto
 Prima di riposarvi
 spero che a me la grazia
 farete di ballar. (S’alza dal suo posto e va da Bellarosa)
 Bellarosa
                                Negar nol posso
 al padrone di casa. (S’alza per ballare)
 Belinda
                                      Oh cospettaccio! (S’alza infuriata)
905Che impertinenza è questa?
 Dunque solo per lei si fa la festa?
 Giacinto
 Ballerete anche voi.
 Belinda
                                       Sono due ore
 che per star a seder ho fatto il callo
 e sempre vedo la graziosa in ballo.
 Bellarosa
910Piano, piano coi titoli.
 Pignone
 Ehi abbiate giudizio. (A Belinda)
 Saracca
 Or ora nasce qualche precipizio.
 Belinda
 Così non si dispone
 una pulita danza.
915Non avete creanza. (A Giacinto)
 Giacinto
                                      Perdonate... (A Belinda)
 Bellarosa
 Se volete ballare e voi ballate. (A Belinda)
 Giacinto
 Signora... (A Bellarosa)
 Belinda
                      Che credete
 d’essere sola voi?
 Ne sapiam quanto basta ancora noi.
 Bellarosa
920Me ne rallegro.
 Giacinto
                               Oh via,
 accomodiam la cosa.
 Saracca
 Siete troppo stizzosa. (A Belinda)
 Pignone
 Siete troppo caldetta. (A Belinda)
 Belinda
 Ho un veleno, ho una rabbia maledetta.
 Giacinto
925Lasciate che facciamo
 il nostro minuetto.
 E dopo vi prometto... (A Belinda)
 Belinda
                                          Signor no;
 quando non ballo adesso me ne vo.
 Bellarosa
 Anderò io; restate. (A Belinda)
 Giacinto
930No, madama, fermate.
 Maledetto!... Direi... Basta... Non voglio
 che succeda... che accada... un qualche imbroglio.
 Belinda
 Di voi mi meraviglio (A Giacinto)
 che fate un simil torto a una par mia,
935per una tal che non si sa chi sia.
 Bellarosa
 Sarebbe minor male
 che non fosse di voi noto il natale.
 Giacinto
 Oimè... Qui in casa mia...
 Belinda
 Chi pensate ch’io sia? (A Bellarosa)
 Pignone
940La cosa mal s’impegna.
 Bellarosa
 Una che starmi a fronte non è degna.
 Belinda
 Sarete qualche dama.
 Bellarosa
 Se lei saperlo brama,
 son nobile, lo dico e lo sostegno,
945ed i titoli miei mostrar m’impegno.
 Belinda
 
    Signora marchese,
 signora contessa,
 che gran principessa!
 Che gran nobiltà!
 
 Giacinto, Pignone, Saracca a tre
 
950   Tacete o partite,
 che meglio sarà. (A Belinda)
 
 Bellarosa
 
    Signora fraschetta,
 ch’io dica permetta
 che mostra coi fatti
955la propria viltà.
 
 Giacinto, Pignone, Saracca a tre
 
    Tacete ed usate
 la vostra bontà.
 
 Belinda
 
    A me tal strappazzo?
 
 Bellarosa
 
 Per me tal schiamazzo?
 
 Belinda, Bellarosa a due
 
960Cospetto? La bile
 frenare non so.
 
 Pignone, Giacinto, Saracca a tre
 
    Sofrite, tacete. (A tutte due)
 
 Bellarosa, Belinda a due
 
 Oh questo poi no.
 
 Belinda
 
    Saprò vendicarmi.
 
 Bellarosa
 
965Saprò sodisfarmi.
 
 a due
 
 So quel che farò.
 
 Giacinto
 
    Signore, in casa mia
 tacete in cortesia.
 
 Bellarosa, Belinda a due
 
 Tacere non si può.
 
 Pignone
 
970   Temete la giustizia
 se fate un criminale.
 
 Bellarosa, Belinda a due
 
 Non vuo’ pensare a ciò.
 
 Saracca
 
    Chetatevi, giudizio;
 o faccio un precipizio.
 
 Bellarosa, Belinda a due
 
975Timor di voi non ho.
 
 Giacinto, Saracca, Pignone a tre
 
    Battetevi, ammazzatevi,
 io non l’impedirò.
 
 Belinda
 
    Indegna!
 
 Pignone
 
                       Via, brava.
 
 Bellarosa
 
 Fraschetta!
 
 Saracca
 
                        Vi godo.
 
 Bellarosa, Belinda a due
 
980Son tutta furor.
 
 Giacinto
 
    Voi siete nell’ira
 bellissime ancor.
 
 a cinque
 
    Di sdegno l’impegno
 accieca ed accende;
985oimè come rende
 terribile il cor.
 
 Fine dell’atto secondo